Il Tango argentino non è maschio; è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, l’ “otto”, che è come il cuore del tango, lo fa la donna.
Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. un circolo virtuoso che consente poi l’improvvisazione”. cos’é per noi il tango questa pagina non è un saggio sul tango, ma solo alcune osservazioni che ci permettono di comprendere meglio dove vogliamo arrivare. la pubblicistica sull’argomento è vasta e se frequentate una biblioteca e/o utilizzate internet (meglio la prima!) ve ne renderete conto.
Se potessimo chiedere ai milioni di ballerini al mondo che lo “praticano” cosa è per loro il tango avremo altrettante milioni di risposte tutte diverse fra loro; se potessimo fare la stessa domanda ai milioni di “milon gueros” al mondo che vivono il tango avremmo un’unica risposta il silenzio e un sorriso!!
può succedere in un attimo già alla prima lezione o dopo anni di pratica ma dentro di noi prima o poi scatterà da sola la risposta: il tango fa parte di noi, è personale, intimo, è tuo come lo è del mondo quindi non si spiega ne è sufficiente ballarlo ma si vive!
pubblichiamo gli appunti che marco castellani (scrittore storico del tango) annotò anni or sono a margine di un seminario sulla danza sociale. si dice danza di società, ma si intende danza di una (certa) società. quante cose ci sono in un minuetto! – scrivevano gli enciclopedisti nel settecento a proposito degli intrighi di corte e delle relazioni pericolose perfezionate durante quei passi conversati.
più tardi, altri videro nelle frenetiche piroette del valzer addirittura i riflessi dello spaesamento determinato dal congresso di vienna. per non parlare poi dell’innocua furlana delle nostre parti o delle infinite forme che il folklore assume nelle diverse latitudini.
la danza sociale, dunque, non solo rappresenta una società, ma ne ribadisce l’ordine e le gerarchie. quando invece più di cento anni or sono, nelle nascenti metropoli del rio de la plata, comparve il tango argentino, fu subito chiaro che quello che irrompeva nella storia non era un corpo sociale, ma il corpo tout court, il corpo soggettivo ed individuale, fatto di carne, sangue e desiderio.
dopo una prima fase dominata dalla sensualità, una specie di sorpresa di trovarsi abbracciati senza mediazioni, il tango si è via via sviluppato in una miriade di stili, di posizioni, di figure, di passi, ovvero in tutto un repertorio di variazioni sul tema dell’abbraccio.
oggi, come cento anni fa, un uomo e una donna si avvinghiano stretti per camminare insieme lungo una vita concentrata in tre minuti. questi due loro corpi uniti esprimono, come un milonguero “diplomato” suole spesso dire, la necessità dell’abbraccio, la necessità di non rimanere soli, di resistere ai venti di guerra, alla schiavitù, alla miseria e al dolore, all’impotenza a cambiare il proprio destino.
se la grande arte romantica prescrive identità tra l’artista e la sua opera e fa della danza un’illusoria forma di vita che inevitabilmente finisce nel disinganno, il tango proprio da questo disinganno trae origine e fa della vita una forma di danza. nessun altro ballo al mondo ci tocca tanto in profondità quanto il tango.